Avanzo, cerco spazio, vengo placcato e se vado oltre il punto di incontro posso riciclare, sennò vado a terra e lascio la palla a disposizione del sostegno che continua il gioco.
It’s not difficult, direbbe Antonio Albanese…
Eppure vi assicuro che dentro li c’è il mondo del rugby… E tu provi a spacchettare il problema per insegnarlo ai bambini, tenendo presente che devi allenare il “gioco rotto”, cioè tutte quelle capacità che servono al giocatore per “risolvere” situazioni disordinate di gioco.
Lavori per un’ora sull’avanzamento e sul sostegno con esercizi sempre più complessi.

Poi fai giocare i bambini e qualche risultato lo vedi…
Mentre quanto ti alleni tu, non fai nulla di tutto questo, soprattutto quando sei in campo per una partita…
Il “cogito ergo sum” lo dobbiamo quindi lasciare a Cartesio, credo che la parte motoria, la propensione e la capacità di gioco qui siano da perseguire lavorando allo sfinimento i gesti e unendoli ad una buona comunicazione di fondo.
